Lettera aperta al sindaco De Magistris

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Egregio Sindaco, apprendo dalla stampa che, a suo avviso,  non si può dedicare una strada a Bettino Craxi perché: “… si è macchiato dei reati gravi che hanno caratterizzato tangentopoli” e, senza fare polemica, mi consenta di ricordarLe che la Corte di Giustizia Europea dei diritti umani ha condannato lo Stato italiano per violazione dell’articolo 6 della Convenzione di Strasburgo sull’equo processo.

In poche parole, la Corte europea ha sancito che i più elementari diritti e le regole del diritto furono violati pur di arrivare ad una condanna del leader socialista.

In sostanza, il Presidente Craxi è stato vittima di un processo ingiusto e non venne messo in condizione di difendersi.

Inoltre, prima di esprimere un giudizio definitivo sul caso Craxi, la invito a riflettere su quello che scriveva il giurista fiorentino Luigi Ferrajoli, nel volume “Diritto e ragione” in cui illustra il male oscuro che mina la giustizia italiana: “Il diritto penale prodotto in Italia per fronteggiare l’emergenza del terrorismo e della criminalità organizzata è indubbiamente … in contrasto con i principi dello Stato di diritto … ha in molti casi prodotto una giustizia politica alterata nella logica interna rispetto ai canoni ordinari: non più attività cognitiva basata sull’imparzialità del giudizio, ma procedura decisionista e inquisitoria fondata sul principio dell’amico/nemico… I nuovi mezzi eccezionali si sono radicati nelle prassi e diffusi anche nei normali processi, generando poteri e centri di potere non disposti a smobilitare e soprattutto un’incultura poliziesca informata prevalentemente ai valori pragmatici della sicurezza e dell’efficienza”.

E’ bastato trasferire la “metastasi legislativa” antiterrorismo e antimafia alle indagini di Mani Pulite, utilizzando anche il “principio dell’amico/nemico”, per avviare la “rivoluzione” del ring senza più regole sino alla desertificazione delle garanzie, che distrugge le persone e produce la malagiustizia.

A tutto ciò si è ribellato il cittadino Craxi e per tale motivo la Corte di Giustizia europea ha condannato lo stato italiano. 

In conclusione, per aiutarla a spezzare le catene  del pregiudizio politico-giudiziario ed avviare le procedure necessarie per intitolare un luogo pubblico in suo onore vale la pena  ricordare che:

  • Il 19 gennaio 2000 Bettino Craxi è morto ad Hammamet suscitando il cordoglio di tutto il mondo democratico  ed  il governo dell’epoca -presieduto dall’on. D’Alema –  propose di tributare a Bettino Craxi i funerali di Stato in Italia (e non furono svolti perché rifiutati dalla famiglia per non mettere in “difficoltà” lo Stato italiano agli occhi del mondo).
  • Il Procuratore Capo del Tribunale di Milano Gerardo D’Ambrosio (poi Senatore  eletto nelle liste dei  DS e  del PD) che condusse le indagini che portarono alla condanna di Craxi  fu il primo a riconoscere che l’ex segretario del PSI non aveva mai intascato soldi a titolo personale e in un’intervista al “Foglio” del 22 febbraio 1996 affermava: “…La molla di Bettino non era il suo arricchimento ma la politica” ed ha confermato in più occasioni che  Craxi aveva ragione quando affermava che: “il sistema dei partiti della prima Repubblica si reggeva sul finanziamento illecito” che è stato amnistiato sino al novembre ’89, depenalizzato se compiuto dopo il ’93 e colpito penalmente solo se commesso in quell’intervallo di quattro anni. Una legislazione a singhiozzo con reati che appaiono e scompaiono a seconda degli anni.  Solo chi è accecato dalla faziosità non riesce a capire che questo tipo di legislazione ha lesionato il principio di eguaglianza del cittadino davanti alla legge, anche del cittadino Craxi.
  • La difesa della libertà dei popoli oppressi è stata per Bettino Craxi una ragione di vita. Non ebbe paura di accusare le multinazionali per l’aiuto dato al golpe cileno di Pinochet, così come aiutò i socialisti portoghesi  a combattere la dittatura di Salazar. Non ebbe d’altra parte alcuna remora nel denunciare con forza i regimi comunisti dell’Europa dell’Est e a impegnarsi nella difesa del popolo palestinese. Tutti i perseguitati politici, prima o poi, sono arrivati  a Roma per incontrare e ringraziare Bettino Craxi per il sostegno (non solo politico) che avevano ricevuto. Sacharov, Pliusc, Havel, il povero Pelikan; Jacek Kuron, Walesa, Dubcek, Ricardo Lagos, centinaia di espatriati cileni; gli intellettuali scampati a Castro, Yasser Arafat, Kaddumi, Nemer, Hammad.

Ciò che desiderava per lui lo avrebbe voluto davvero per tutti. Anche per coloro che ancora oggi, a distanza di tanti anni dalla sua morte, non riescono a liberarsi dalla faziosità ideologica, giudiziaria e politica.

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Amedeo Ceniccola | Ex Sindaco di Guardia Sanframondi

Presidente  circolo “B. Craxi”  –  Benevento