Molinara, l’opposizione attacca sulla convocazione del Consiglio Comunale

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Comunicato Stampa – Rocco Corocco, capogruppo Alternativa Civica per Molinara

Abbiamo chiesto, a nome della minoranza consiliare di Molinara l’annullamento Consiglio comunale convocato il sette ottobre, differito al giorno otto, invitando a procedere ad una nuova convocazione.

Rocco Cirocco, Capogruppo di minoranza, riferisce di aver provveduto a suggerire, sottoforma di nota scritta, lo spostamento del consiglio perché non sono rispettate le regole di convocazione. Ai consiglieri – a tutti, non solo a quelli si minoranza – va consegnata la notifica di convocazione cinque giorni prima rispetto alla data della seduta. Casa ancor più necessaria è la precisazione del regolamento comunale che aggiunge “non vanno contati nei cinque giorni il giorno di notifica e di prima seduta di Consiglio”. Quindi, in sostanza, devono passare almeno sette giorni dalla convocazione della seduta.

La cosa ancor più grave è che c’è stata una prima convocazione lunedì tre ottobre per l’assemblea da tenersi venerdì sette ottobre alle 12:00. Tra le altre cose, il giorno è lavorativo e l’ora della convocazione è inconcepibile. Cirocco sottolinea però che da lunedì a venerdì ne passano quatto di giorni.

“I termini minimi – sostiene – sono previsti per consentire lo studio dei documenti oggetto dell’ordine del giorno. Per questo Alternativa Civica ha chiesto al Presidente del Consiglio di annullare la convocazione e di procedere secondo le regole. Chiedendo, in sostanza, di contate bene i giorni. Almeno quello”. E invece, il Comune di Molinara che fa? Differisce il consiglio a sabato otto ottobre alle 10:00. Cioè, il Presidente del Consiglio riconvoca l’assemblea cittadina notificando ai consiglieri martedì quattro ottobre l’avviso per l’assemblea da tenersi sabato otto, sbagliando di nuovo i conti. Sono sempre quattro i giorni che passano dalla convocazione alla seduta.

Abbiamo chiesto al Prefetto di Benevento di intervenire. Denunciando, inoltre, un fatto grave: si continua a fingere che non esiste una minoranza.