Amore e ‘l cor gentil sono una cosa è un sonetto contenuto nel XX capitolo della Vita Nova. Fu composto da Dante Alighieri tra il 1285 e il 1289, prima della morte di Beatrice, e va a impreziosire la raccolta di quasi cento rime dantesche. Ripercorrendo i canoni del Dolce Stilnovo, di cui Dante ha ereditato la preziosa, elegante e dolce rima, il poeta fiorentino in esso vuol dimostrare che solo un cuore “gentile” può esprimere vero amore.
Il sonetto è ricollegabile al celebre Al cor gentil rempaira sempre amore di Guido Guinizzelli, ideatore del Nuovo Stile. Grande l’influenza data dall’amore cortese descritto in ambito romanzo. Per “gentilezza” si intendeva proprio il portamento nobile dell’animo, da non confondere con il significato che al termine si dà oggi.
«Amore e ‘l cor gentil sono una cosa,
sì come il saggio in suo dittare pone,
e così esser l’un senza l’altro osa
com’alma razional sanza ragione.
Falli natura quand’è amorosa,
Amor per sire e ‘l cor per sua magione,
dentro la qual dormendo si riposa
tal volta poca e tal lunga stagione.
Bieltate appare in saggia donna poi,
che piace a li occhi sì, che dentro al core
nasce un disio de la cosa piacente;
e tanto dura talora in costui,
che fa svegliar lo spirito d’Amore.
E simil face in donna omo valente.»
Giornalista