È l’ultimo appuntamento con le Pillole dalla zona rossa perché, per fortuna, è l’ultimo giorno di zona rossa per la nostra Campania. Sono state settimane difficili e lo saranno ancora quelle a venire. Non riusciamo a fare progetti, non possiamo programmare le prossime festività natalizie, non ci è consentito fare pronostici. Possiamo soltanto sperare. E continuare a lavorare per ricostruire. Dobbiamo riavviare la nostra vita, la quotidianità che tornerà, dobbiamo ripartire e non possiamo immaginare null’altro che un nuovo inizio. C’è stato un reset generale e ora dobbiamo soltanto cominciare a immaginare una partenza generalizzata. Intanto vi presento l’ultima “pillola” di oggi: un borgo rurale, che preserva una rinomata tradizione famosa in ogni dove: Foglianise e la sua anima di grano.
Si tratta di un piccolo paese circondato dai monti del Taburno. A Foglianise ogni 16 agosto si svolge una festa che nasce dall’usanza di implorare Dio il lunedì in Albis, per intercedere in vista della futura fertilità del grano. Il 16 agosto, inoltre, si ringraziava S. Rocco, nel suo giorno commemorativo, per il raccolto con offerte di grano. Una celebrazione dalle caratteristiche uniche in un piccolo paese molto accogliente e generoso, dove ottimo clima, cibo e vino buono, e la secolare tradizione dell’olio d’oliva, accolgono visitatori da ogni dove che giungono fino a questo paesello per vivere un’esperienza unica nel cuore del Parco regionale del Taburno Camposauro. Una sfilata di carri e un lungo cartellone di spettacoli ed eventi sono all’insegna di questa tradizionale ricorrenza foglianesaria. I celebri carri di grano riproducono una miniatura di monumenti famosi, facciate di cattedrali, strumenti agricoli che riguardano la mietitura, oppure danno vita a immagini di fantasia. Coloro che sono addetti all’intreccio degli steli di grano, rigorosamente a mano e senza l’ausilio di alcun macchinario, realizzano veri e propri capolavori, su un’anima in legno, dando forma a diverse strutture, trame e ricami impagliati.
Foglianise è un borgo che basa la sua economia prevalentemente sull’agricoltura e sul commercio ed è dominato dalle pareti rocciose del monte Caruso ove, a mezza costa, è ubicata la chiesa rupestre di San Michele Arcangelo. Il culto del santo risale all’VIII – IX secolo e fu esercitato dapprima in una grotta naturale, davanti al cui ingresso venne costruita una chiesa già esistente nella seconda metà del XVI secolo. Il miglior periodo dello sviluppo del borgo fu quello longobardo anche se un’epigrafe latina, probabilmente del III secolo, dedicata alla dea Fortuna Folianensis, fa risalire il nome di Foglianise all’epoca romana, e in particolare al patrizio Folius Oriens, proprietario di terreni nella zona. Il villaggio ebbe il suo maggiore sviluppo economico e sociale in epoca romana, soprattutto nel III e IV secolo, grazie al passaggio nei suoi confini di un braccio della via Latina che univa Benevento con l’antica città di Telesia. Del villaggio romano rimangono alcune iscrizioni, una stele funeraria, i resti di un serbatoio idrico. Nel 369 un forte terremoto distrusse, radendo al suolo, il borgo di Foglianise come molti paesi del Sannio.
In coperetina. l’Eremo di San Michele Arcangelo
Giornalista