Cusano Mutri, alla ricerca del tesoro dei Briganti

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Le credenze nei tesori hanno il loro fondamento nel fatto che, seppure di rado, se ne trovino: antichi edifici, ruderi, grotte sono i luoghi privilegiati che vengono tramandati come sedi di ricchezze nascoste. Esiste una “teoria” dei tesori che dice che questi sono custoditi da spiriti: quando si seppellisce un tesoro vi si ammazza sopra una persona e l’anima dell’ucciso vaga lì intorno e non avrà pace fino a quando non sarà scoperto. Un grande custode di tesori è il Diavolo, pronto a cederlo in cambio a chi voglia vendergli l’anima.

Anni fa proposi ai miei alunni di Cusano Mutri una ricerca sulla sopravvivenza nel loro paese del mito dei briganti e dell’esistenza di mitici tesori: “In mezzo alla montagna della Crocella, c’è un burrone: qui i briganti erano soliti giocare a soldi. I contadini della zona, si armarono e si diressero verso la montagna per mettere fine alle ruberie che erano costretti a subire per mano di questi. I briganti, accortisi del pericolo, scavarono delle buche e le riempirono con soldi, gioielli e oggetti preziosi. Un brigante, prima di scappare, ammazzò una persona e la seppellì insieme al tesoro. Dopo tanto tempo, tre uomini di Cusano, si diressero verso la montagna e nel burrone chiamato ‘i Treppete’, incominciarono a scavare. Mentre scavavano, comparve un animaletto simile ad un riccio che chiese a quei tre cosa volessero? Uno dei tre, sentendo l’animale parlare, prese un gran spavento che bestemmiò, ma alla bestemmia scomparvero tutti e tre e non fecero mai più ritorno a Cusano. La buca, scavata dai briganti esiste ancora, a Cusano si dice che le buche scavate dai briganti non si riempiono mai anche se passano centinaia di anni.  Io sono andato alla Crocella ed ho visto ‘i Treppete’: è una grande pietra con al centro un quadrato lavorato e levigato, il mio trisnonno, raccontava che su quella pietra, i briganti giocavano d’azzardo con le ricchezze prese agli altri.” V. Giuseppe

“Ancora oggi, si sente dire che i briganti accumularono enormi tesori di monete d’oro e gioielli e che buona parte di questi rimane ancora sottoterra da qualche parte nei dintorni di Cusano. Ho sentito dire, da i miei familiari, che un nostro parente seguì i briganti e scoperto il luogo dove questi nascondevano il tesoro, lo rubò. Quel tesoro ancora è custodito dai suoi parenti!” Maria

“Mio padre, racconta, che nella grotta dove trovavano riparo i briganti, ci sia ancora il tesoro rubato alla povera gente. Nei pressi del ruscello che scorre poco lontano dalla grotta, c’era una pietra con inciso il numero 1861 ma con il passare del tempo il numero non è più leggibile. Due miei amici, tornati dalla Germania, decisero di andare ad ispezionare la grotta e vi trovarono una vecchia bottiglia con dentro un biglietto su cui non si leggeva più nulla, sporco e ormai corroso dal tempo.” V. Raffaele

In Pietraroja, Nicola, fratello del brigante Francesco Amato, viene convocato ai primi di dicembre del 1863 dal capitano della Guardia Nazionale che con la promessa di 100 piastre lo convince a denunciare il fratello allo scopo di favorirne la cattura. Nicola, pur di venire in possesso della somma, rivela al Capitano che i briganti si nascondevano nella grotta Delle Fate o come è meglio conosciuta a Cusano: Grotta dei Briganti. Le truppe di Cusano, Pietraroja e Civitella circondarono la grotta e dopo un lungo e cruento assedio catturarono i briganti. Il 15 dicembre 1863 vennero condotti in Pietraroja e furono tutti passati per le armi. Dal 1861 al 1870 risulta, dai dati ufficiali, che nella lotta contro il brigantaggio si ebbero 123.860 fucilati, 130.604 feriti, 43.629 deportati: i paesi totalmente distrutti furono 41.