Il culto di San Michele e il lungo viaggio dei pellegrini verso la Terrasanta

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Molti sono portati a pensare che il percorso terrestre che unisce i santuari dedicati all’Arcangelo Michele attraverso l’Europa segua la linea da nord a sud, ovvero dalla Francia all’Italia, da Mont Saint Michel al Gargano: in realtà, fu dal Gargano che gli emissari del vescovo Oberto, tornati dal monte pugliese, con una piccola lastra del marmo sul quale Michele aveva poggiato il piede e un pezzo della cappa rossa lasciata dall’arcangelo stesso, nel Medioevo, diedero vita al culto micaelico celebrato sul piccolo promontorio francese in balia delle maree.
In Puglia confluivano tutti i pellegrinaggi diretti in Terrasanta, Bari, Brindisi, Taranto e soprattutto Siponto, l’odierna Manfredonia, proprio ai piedi della grotta di San Michele sul Gargano. In Puglia c’erano i principali porti d’imbarco dove i pellegrini arrivavano attraverso le vie consolari, come l’Appia e la Traiana.

I pellegrini erano numerosi ed affrontavano viaggi lunghi e difficili, esposti a qualsiasi tipo di rischio e pericolo: è per questo che si affidavano, lungo la via, ai santi protettori dei quali Michele rappresentava la più alta figura, ma anche San Nicola di Bari, Sant’ Egidio o San Biagio, santi protettori del cammino.
Lungo la via erano situati santuari, grotte e luoghi di culto in genere, che i pellegrini non potevano non visitare, pena anche la buona riuscita del viaggio.
Solo a considerare il tratto che attraversa la Valle Telesina ed il Matese troviamo la grotta di San Michele nella frazione di Curti, nel comune di Gioia Sannitica, la grotta di San Michele sul monte Monaco di Gioia, nel comune di Faicchio, la grotta di San Michele nel comune di Sant’ Angelo d’Alife.
La grotta di San Michele a Sant’Angelo: l’appellativo Angelo richiama alla natura d’angelo di San Michele stesso, appellativo che nel medioevo si diffuse per indicare lo stesso santo dove Angelo e Michele sono la stessa figura. È situata poco fuori il centro abitato, è ritenuta perfettamente uguale a quella del Gargano, di vero c’è che si tratta di “culti rupestri” che trovavano nelle grotte, negli anfratti e nelle fenditure, i loro luoghi di elezione, forse legati a culti più antichi di origine pagana.

Si narra che San Michele, rincorso da alcune creature infernali, si infilò nella grotta garganica e sprofondò nella roccia fino a sbucare nella grotta santangiolese. La Via dell’angelo o Strada Francesca era scandita da una serie di santuari che il pellegrino doveva visitare prima di giungere alla meta; San Michele accompagnava i viaggiatori ed i pellegrini nel loro cammino. Molti luoghi, oggi, sono rintracciabili solo nella toponomastica.

La così detta “Linea di San Michele” attraversava l’Europa e il Mediterraneo unendo i Sette Santuari, dedicati all’Arcangelo: dall’Irlandese Monastero di Skellig Michael al Monastero di St Michael’s Mount, in Cornovaglia, Mont Saint-Michel in Normandia, la Sacra di San Michele in Val di Susa, la Grotta Santuario di San Michele sul Gargano, la greca isola di Symi, con il Monastero di San Michele a Panormitis, fino al Monastero di Stella Maris sul Monte Carmelo, sopra Haifa.









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