La nuova scienza aprì prospettive diverse sopra l’irradiazione solare, la maturazione dell’uva e la chimica del vino. Nella colta Firenze di Cosimo III, attenta agli studi di agronomia e floricoltura, si sviluppò un fervido dibattito nel quale il vino venne studiato sotto l’aspetto fisico-meccanico. Galileo fu un profondo conoscitore e amatore di vini, esperto delle tecniche di coltivazione delle viti, agricoltore appassionato che applicava ai vigneti le sue conoscenze geometriche e matematiche, potava e legava di propria mano le viti e custodiva personalmente i propri campi. Galileo, ipocondriaco, usava il vino per neutralizzare gli effetti della tristezza e malinconia in cui spesso piombava. Quando le scorte della sua cantina andavano a esaurirsi, partivano da Arcetri richieste urgenti per i suoi amici: “… di farmi provvisione di 40 fiaschi, dei più esquisiti, non curando punto di risparmio di spesa, perché risparmio tanto in tutti gli altri gusti corporali, che posso lasciarmi andare a qualche cosa a richiesta di Bacco, senza offesa di Venere e di Cerere”. Vini costosi e potenti, Galileo preferiva soprattutto i vini siciliani, il vino di Siracusa e i vini Grechi “..patria del mio maestro Archimede”. Nel 1634 si legge di una fornitura a base di ”… bianco, rosso, ciliegiuolo, chiarello, claretto, bruschetto, piccante e dolce”. La varietà di vini ordinati fa pensare anche a un uso per esperienze nel suo laboratorio-cantina.
Galileo era affascinato dai congegni idraulici delle radici, dalla meccanica dei fluidi vegetali, dal metabolismo delle linfe: l’antico equilibrio che Dante descrive nel Purgatorio, canto XXV “Guarda l’ calor del sol, che si fa vino / giunto all’umor, che dalla vite cola”. L’energia del sole, potenza creatrice e fecondatrice ,si fonde nel gioco cosmico con il principio degli opposti Sole-Luna: caldo e secco Sole, fredda e umida Luna. “Padrona della generazione, dell’accrescimento e del diminuento… la luna, è il ricettacolo di tutte le influenzie celesti…A questa sono sottoposti tutti gli elementi, per lo costei aspetto germinano le piante e semi e questi con meraviglia crescono”. Sbagliando tempo, se si vendemmiava “sul fare” o “sul voltare” della luna, anche il vino si sarebbe voltato e rivoltato nelle botti; sbagliare il computo lunare significava compromettere la vendemmia e ottenere un vino pessimo. Il nuovo corso del pensiero astronomico pose il sole e la luce al centro del meccanismo che regola la nascita, l’accrescimento e lo sviluppo di tutti i corpi, l’energia solare che cade sulle foglie rinnovava, anno dopo anno, il segreto dell’antico rapporto sole-uva-vino che faceva dire a Galileo: “Il vino è un composto d’umore e di luce…”.