La grande bellezza del Rione Sanità, ecco perché non possiamo non definirci napoletani

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La sala del tesoro della Basilica di S. Maria della Sanità, nell’omonimo quartiere di Napoli, ospita un presepe definito “favoloso” che per fattura e ricerca storico-artistica merita in pieno il titolo che gli è stato dato.

Il presepe dei fratelli Scuotto, affermati presepisti che operano e lavorano a Napoli, nella bottega d’arte “La Scarabattola” in via dei Tribunali, fuori dalla più affollata e rinomata via S. Gregorio Armeno, focalizza l’attenzione sul Rione Sanità. Uno di quei quartieri di Napoli fino a poco tempo fa a rischio ma oggi protagonista di una rinascita esaltante. Il presepe, realizzato nello stile classico del ‘700 napoletano, è arricchito di personaggi famosi e racconta la città di Napoli, tìfra tradizione e contemporaneità.

Il presepe si presenta ricco di contaminazioni tra sacro e profano, passato e attualità, storia e tradizione; personaggi inventati del mondo popolare si confondono con personaggi moderni della cultura napoletana, Totò, Eduardo, Maradona e più di recente, Aurora Quattrocchi, la madre protagonista del film “Nostalgia” di M. Martone si confondono con Il Lupo mannaro, Mamma sirena, Maria manilonga, Ciccibacco. Ammirare il presepe e come leggere una favola, è “la grande bellezza” che si dispiega agli occhi del visitatore, il riscatto di un quartiere fin troppo conosciuto per “grandi bruttezze”.

La Sanità era nota per essere sede, fino al secolo scorso, di celebri guappi. Esiste ancora un detto che recita: “o’ guappo da Sanità quanno sputa, fa o’ buco ‘nterra”

Il nome Sanità, dato al quartiere, ha origini che nulla hanno a che vedere con la natura e l’indole passata dei suoi abitanti, al contrario la zona era ritenuta salubre e si raccomandava ai malati, soprattutto, affetti di problemi alle vie respiratorie.

La vicinanza al bosco e alla collina di Capodimonte ne faceva una zona verde e la posizione sopraelevata rispetto al centro storico portò il quartiere ad essere preferito dai nobili che qui si fecero costruire palazzi bellissimi che si affacciavano sulla strada che il Re e la corte percorrevano ogni volta che si trasferivano alla reggia di Capodimonte. Infatti, prima che Giuseppe Bonaparte facesse costruire il famoso Ponte della Sanità per evitare il percorso in salita, stretto e non sempre agevole attraverso i vicoli, il passaggio per il quartiere era obbligato da tutti quelli che dalla zona bassa volessero recarsi nella zona alta della città. Si ritiene che proprio a seguito della costruzione del ponte, la zona tagliata fuori iniziò il suo lento declino e degrado.

La Sanità era ed è ricca di caverne trasformate in epoca cristiana in catacombe, cripte dove venivano sepolti i primi martiri della Chiesa: San Gaudioso e lo Stesso San Gennaro, e questa presenza sacrale e mistica ne faceva una zona in cui avvenivano miracolosi sanamenti. In apposite nicchie-tombali si mettevano seduti i defunti affinché gli umori colassero attraverso un foro del sedile in pietra e poi raccolti in appositi colatoi ed usati per fini magico-rituali.

Metodo che ha dato origine alla famosa imprecazione popolare “… te puozze scula’”; i cadaveri si essiccavano e si mummificavano e in seguito la nicchia veniva murata lasciando fuori il solo cranio.

San Gaudioso, vescovo di Napoli, è ricordato per aver fatto aprire dei balnea bagni pubblici dove il popolo poteva andare a lavarsi e, secondo la tradizione popolare, è ricordato anche come inventore del sapone.

Curiosità: chiusi a seguito dell’epidemia di colera del 1973, a Napoli, su via dei Tribunali, vi erano numerosi bagni pubblici detti cobianchi: l’idea degli alberghi diurni venne a Cleopatro Cobianchi, imprenditore bolognese, dopo un viaggio a Londra, dove queste strutture erano già diffuse.