La palafitta di Castelvenere e la presenza dell’uomo nella preistoria telesina

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Nel 1898 fu rinvenuta una palafitta a Castelvenere. Nel popolo si diffuse la voce che in quel posto fosse apparsa la Madonna, la gente accorsa nel luogo si inginocchiava ed invocava la protezione della madre celeste, ma presto intervenne la chiesa stessa per convincere le persone a fare ritorno a casa e desistere dal rito.

Il ritrovamento attesta come il Telesino sia stata abitato dall’uomo fin da epoca remotissime. In Italia le palafitte più note sono le abitazioni dei Terramare, abitanti dei villaggi sviluppatasi nelle aree di pianura dell’Emilia che ritroviamo diffuse in diverse zone della penisola, in quanto la maggior parte del territorio nazionale era di natura paludosa. In seguito, le terre sommerse andarono via via prosciugandosi e le palafitte scomparvero lasciando il posto a nuovi tipi di insediamento abitativi.

Gli abitanti della palafitta di Castelvenere dovettero essere dei protopelasagi, popolazioni della Grecia e di altri territori dell’Asia Minore in un periodo anteriore all’immigrazione in Grecia delle genti elleniche, venuti in Italia e che abitavano le zone acquitrinose come dovettero essere i dintorni di Castelvenere. Comunità che cacciavano orsi, cervi, daini, che vivevano nella verde valle telesina coperta ancora da felci preistoriche e boschi ombrosi, servendosi di lance e frecce dalle punte di silice ed ossidiana. Uomini usciti dalle spelonche, eredi dei Sapiens che abbandonavano le alture e preferivano abitare su piattaforme di legno fatte di travi e di assi, congiunte alla terraferma con ponti facili da sollevare per sfuggire ai pericoli, soprattutto ad animali feroci che a quei tempi scorrazzavano per l’Italia come ippopotami, rinoceronti, leoni e tigri.

Il Sannio e l’agro telesino sono stati abitati dall’uomo nelle tre epoche, della pietra, del bronzo e del ferro; Abele De Blasio, cultore degli studi paleontologici, ha pubblicato diversi studi che attestano come in età neolitica le nostre zone fossero già abitate: più di duecento coltelli silicei furono rinvenuti tra Guardia, Cerreto e Solopaca, ipotizzando che gli stessi fossero oggetti di scambio e di commercio. Presso la palafitta di Castelvenere, negli scavi fatti dal popolo nel tentativo di riportare alla luce una “presunta” chiesa dedicata alla Madonna, furono trovati blocchi di silice con cui erano stati fabbricati frecce e coltelli lavorati in luogo.

Negli scavi del 1898, riporta De Blasio, furono portati alla luce diversi manufatti: mattoni con bordo rilevato da sepolcreto, avanzi di lucerne, grossi olearii, una moneta dell’imperatore Gordiano e cocci di arte greca ed etrusca, e sempre il De Blasio racconta come dovesse essere la palafitta: 4 fila di pali conficcati verticalmente in un terriccio nerastro, in totale 99, uniti fra loro con traverse orizzontali che sostenevano una piattaforma lunga 25 metri e larga 14. I pali poggiavano su monticelli di pietre incrostate di una sostanza biancastra, carbonato di calcio, e il tutto assottigliato dall’azione distruttrice dell’acqua e del fuoco.