Lo stretto legame tra il digiuno e la fede

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Esiste uno stretto legame tra il digiuno e la fede, un legame che si pone come fondamento morale e spirituale, legato al fatto che le religioni modellino gli stili di vita e pongono delle norme alimentari alla base della pratica religiosa.
Il digiuno aiuta a elevare lo spirito, collega il corpo allo spirito. Alcuni tipi di alimenti vengono proibiti perché ritenuti impuri e, dunque, minacciano il percorso di purificazione, di elevazione a cui l’uomo ambisce nel suo cammino di salvezza.

Pensiamo al “povero” maiale nell’Islam che non viene consumato perché ritenuto impuro, lo si accusa di essere sporco (non più di tanti altri animali); di contro, pensiamo agli agnelli nel Cristianesimo il cui consumo è auspicato nella prossimità della Pasqua. L’agnello è il simbolo di Gesù, “L’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo”,

Il sacrificio degli agnelli aveva un ruolo molto importante nella vita religiosa e nel sistema sacrificale dei Giudei. La festa della Pasqua era una delle feste principali dei Giudei ed era una celebrazione in ricordo della liberazione divina degli Israeliti dall’Egitto.
Nella settimana che celebra la passione, la morte e la resurrezione del dio che diventa uomo, noi lo festeggiamo mangiando agnelli, compiendo una specie di “strage” che vede vittima il povero animale.

Sapevate che dietro la tanta cioccolata che mangiamo, prevalentemente, sotto forma di uova a Pasqua, c’è ancora un precetto religioso? Nel ‘500/’600 si dibatteva nell’ambito della Chiesa se la cioccolata, intesa come cibo, si potesse o meno consumare durante il periodo della Quaresima? I Gesuiti risolsero ogni dilemma: affermarono che la cioccolata era da intendersi come un liquido e quindi il suo consumo non interrompeva il digiuno ecclesiastico, regolato con estrema precisione dalle gerarchie cattoliche, che prevedeva il principio per cui “liquidum non frangit”, ovvero la bevanda non valeva, e non andava quindi considerata come una sua interruzione o trasgressione.

L’impatto delle dottrine religiose è sempre stato forte su i divieti legati a taluni alimenti ritenuti fortemente simbolici: la carne per i cristiani, i salumi per i musulmani, la mucca sacra degli indù anche se, oggi, molti proibizioni si sono affievolite; l’uomo contemporaneo, che non ha più Dio al suo orizzonte, ha trasformato certe pratiche che una volta erano religiose in pratiche dietetiche, quindi non ha interesse alla purificazione ma sfrutta i tabù alimentari come pratiche di astinenza.
Basta entrare, in questi giorni, nei supermercati che vediamo pareti intere di uova pasquali, per non parlare naturalmente degli squisiti manicaretti proposti dalle nostre pasticcerie. Difficile far convivere il consumismo del mondo di oggi e le regole religiose, eppure tutte le religioni condannano gli eccessi alimentari perché sono sprechi di ricchezza e forme di egoismo: ed è proprio questo il grande insegnamento che, però, pochi colgono: la connessione fra religioni millenarie e i nostri modernissimi usi alimentari.