“Nun sfruculiate ‘a mazzarella e San Giuseppe”. La figura di San Giuseppe è legata a un elemento leggendario, non si sa quanto reale o inventato: il bastone di San Giuseppe. Il bastone accade che fiorisca e questo nell’agiografia del Santo viene considerato come il miracolo che definitivamente lo consacra come padre, anche se putativo, di Gesù, in quanto “la fioritura” viene interpretata come segno divino che sta a dissolvere ogni dubbio della comprovata volontà di Dio di scegliere Giuseppe e non altri nel disegno della Sacra Famiglia.
Secondo i vangeli apocrifi, l’episodio si verifica nel tempio alla presenza di un angelo, e sta ad indicare in Giuseppe lo sposo designato da Dio. In alcuni racconti, il bastone fiorisce mentre, durante la fuga in Egitto, Giuseppe è intento a raccogliere datteri e l’albero, vedendolo stanco e affaticato, si piega verso di lui per facilitargli la raccolta. In altri racconti, Giuseppe, già vecchio quando nacque Gesù, camminava aiutandosi con un bastone che, in occasione della gravidanza di Maria, cominciò a fiorire.
Il bastone, prima leggendario, diventerà reale, una reliquia di cui si conserveranno in varie chiese parti dello stesso o l’intero bastone. A Firenze, nella chiesa dei Camaldolesi Santa Maria degli Angeli, si conserva un bastone che secondo la tradizione fu portato da Costantinopoli, mentre parti del bastone si trovano a Roma nelle chiese di Santa Cecilia e di Santa Anastasia. Nel XVII secolo, San Giuseppe fu proclamato protettore della città di Napoli e intorno alla figura del santo si venne a creare una profonda devozione che comprese anche il venerabile bastone tanto da dare origine al famoso detto:
“Nun sfruculiate ‘a mazzarella e San Giuseppe”. Detto che per l’evidente simbologia fallica a cui richiama è oggi l’equivalente di “Nun ce rompere u cazz”. Il bastone fiorito può essere letto come simbolo della fecondazione e della fertilità, d’altra parte San Giuseppe è il santo che protegge le zitelle e le fanciulle povere. Nel Settecento, secondo la tradizione, Nicolino Grimaldi, famoso cantante d’opera, portò a Napoli dall’Inghilterra un bastone riconosciuto essere quello del Santo, trasformando una stanza della sua casa in cappella votiva. In occasione della festa del Santo, l’accesso era consentito a tutti i fedeli, i quali non si contentavano di baciare la reliquia ma di nascosto presero, con i temperini, a staccare pezzetti dal bastone per conservarli attribuendogli capacità taumaturgiche. A seguito di questo ebbe origine il detto “Nun sfruculiate ‘a mazzarella e San Giuseppe”. Il servitore veneto del Grimaldi, messosi di guardia al bastone, sembra ammonisse i devoti con la frase “non sfregolate (non strofinarla, non sbriciolarla) la mazzarella di San Giuseppe” che, ripetuto dai napoletani, divenne “nun sfruculiate ‘a mazzarella e San Giuseppe”. Oggi il bastone è conservato nella chiesa di San Giuseppe dei Nudi.