Telese, la città più volte distrutta ma sempre rinata

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Che Telesia sia stata una città importante nella storia lo si ricava dagli scritti dei più illustri autori dell’antichità: Livio, Strabone, Tolomeo, Leonardo Di Capua, e diverse citazioni le ritroviamo nelle Cronache Cassinensi, testo di un ignoto autore medievale che sicuramente dovette essere un monaco della famosa abbazia benedettina di Montecassino. La città veniva citata per la sua bellezza, grandezza e per essere posta in una zona strategica e soprattutto venivano ricordate le possenti mura in opus reticulatum che la circondavano da ogni lato.

Degno di nota era anche il teatro, dove lottavano i gladiatori e sembra vi si svolgessero anche delle naumachie (simulazioni di battaglie navali). L’acqua, che in gran quantità veniva conservata in una cisterna posta lungo le mura, arrivava dai monti a ridosso di Cerreto Sannita attraverso una serie di canali e ponti; la stessa acqua alimentava le terme cittadine dal pavimento lastricato di marmo e dalle vasche adorne di bassorilievi. All’interno della città si praticavano diversi culti: alla dea Venere, Marte, alla dea Fortuna ma soprattutto a Ercole, di cui venne ritrovata, in passato, una statua decollata nelle rovine di quello che dovette essere un superbo tempio adorno di colonne dai capitelli dorici e corinzi.

Livio e altri scrittori raccontano come Telesia avesse ambizioni di emulare Roma; non a caso, Gaio Ponzio Telesino si mise a capo dell’armata sannitica che sconfisse i romani alle Forche Caudine. Nel 217 a.C., Telesia fu conquistata da Annibale che muoveva verso Roma e che la occupò per due anni fino a quando la città non fu espugnata da Quinto Fabio Massimo che, come ricordano Strabone e Livio, la distrusse. Un altro Ponzio Telesino, eletto capitano, si ribellò ai romani prendendo parte alla lega italica che combatte per aver riconosciuta la cittadinanza romana.

Le città ribelli ebbero riconosciuta la cittadinanza nel 663 quando entrò in vigore la Legge Giulia ma questo non spense gli odi covati da una parte e dall’altra e così i telesini si schierarono con Mario nello scontro di questi con Silla. Al comando del prefetto Ponzio, un piccolo esercito di telesini raggiunse Roma e si accampò presso la Porta Collina (oggi Salaria). A nulla valse il loro intervento: Silla, dopo aver assediato Palestrina, dove era rinchiuso Mario, corse a liberare Roma scontrandosi con i valorosi sanniti che ebbero la peggio. Dopo una lunga battaglia furono sconfitti e molti vi trovarono la morte come lo stesso prefetto Ponzio. Silla in seguito ordinò la distruzione di diverse città del Sannio tra cui la ribelle Telesia.

La città in breve rinacque, e nuove e possenti mura la ricircondarono, ma ridotta a colonia romana fu data ai soldati di Scipione l’Africano. Nell’anno 847 subì, come riportato nelle Croniche Cassinesi, il saccheggio dei saraceni di Maslar, e dopo poco, nel 860, le conseguenze di un terribile terremoto. Fu allora che i telesini abbandonarono il sito dell’antica Telesia e dopo aver vagato per due anni fondarono la nuova Telese.