Una storia di stampo normanno, l’antica vedetta che guarda la Valle dall’alto. Un borgo da scoprire tutto d’un fiato, a partire dagli illustri artisti settecenteschi fino ai beni culturali, all’imponente castello dei Sanframondo, e a quel centro storico riesaltato nella sua bellezza, meta di tanti turisti che lo hanno scelto per poter vivere la propria vita nel contesto storico di un caratteristico borgo medievale del sud Italia.
Generalmente, quando si nomina Guardia, oltre che al vino si fa riferimento al suo castello. Allora mi viene da ricordare che Guardia non è solo un castello. Certo, l’imponente roccaforte che domina la valle, punto di riferimento su quella collina abbarbicata come una torre di vedetta, è una delle caratteristiche della nostra bella cittadina medievale. Ma le sorprese che Guardia Sanframondi cela non sono poche e sono lì, a portata di mano, a ricordarci che la storia è a due passi da noi, nella nostra bella Valle Telesina e che la cultura e la tradizione sono i motori più importanti di questa comunità che ha saputo distinguersi. Potrei sembrare noiosa nel ricordare ancora la storia dei tanti stranieri che hanno scelto Guardia. Il vino, l’odore del mosto, la natura incontaminata, l’affaccio sul Taburno. Tanti i motivi per cui chi viveva in una metropoli ha scelto il bel borgo del Sannio. Tanti i motivi per cui consiglierei a un cittadino di venire qui. Del resto, sono anch’io un po’ cittadina. Vivo quotidianamente in un contesto più frenetico, caotico, movimentato, e non è un caso che preferisca trascorrere le mie domeniche mattina a Guardia, dove l’aria frizzantina, il vociare dei passanti, il calore del saluto di un conoscente e la chiacchierata con un buon amico mi riempiono il cuore di quella generosa convivialità che raramente incontro altrove. Non il traffico e rumori assordanti, a Guardia, ma chiacchiere avanti al Palazzo municipale, il vociare del mercato che non è mai aggressivo, che ti fa compagnia durante un buon bicchiere di vino e una passeggiata nei vicoli storici del borgo. Quei vicoli da visitare, quel centro storico che è divenuto tappa importante delle mie escursioni quotidiane. Sì, perché sarei bugiarda se dicessi che amo vivere Guardia solo di domenica, e ogni giorno, ogni occasione, sono buoni per farmi innamorare di più di questa terra. Una terra generosa come una madre, accogliente come solo un ospite nobile sa fare. E Guardia è nobile nel cuore e nell’aspetto. I vigneti, i vicoli, la sua gente accogliente, la maestosità della sua altezza, sopra la collina, rispetto agli altri centri della Valle Telesina, il suo affaccio sulla Bella dormiente del Sannio, il via vai di cittadini storici e di nuovi arrivi internazionali, il tutto contornato da beni culturali, palazzi secolari, opere d’arte che danno ancor più lustro a questo borgo di quanto si possa lontanamente immaginare. Sai che Guardia è custode di tradizioni secolari e di beni culturali che non lasciano indifferenti? Vieni con me, ti porto a fare un giro tra vicoli e chiese, per le stradine acciottolate del borgo che la domenica mattina ha una luce che sa piacevolmente esaltare qualsiasi animo mal disposto. Figurarsi chi è ben disposto a lasciarsi sedurre dal borgo baciato dai belli.
È domenica mattina e ho voglia di bellezza, ho bisogno di avventurarmi nella luce della pietra viva, nel rumore dei passi che si fanno eco da soli, in gradini che salgono e scendono senza sosta, e a ogni balzello trovare il giusto spessore culturale che è nascosto in tutti gli angoli di questa terra. Guardia Sanframondi è un borgo che rievoca la mia infanzia e adolescenza, quando i miei ritmi quotidiani erano scanditi dagli orari di lavoro di mio padre, che percorreva quotidianamente il suo percorso per recarsi qui e io mi lasciavo raccontare e cercavo di immaginare. Mi ritenevo protagonista di una storia che non vivevo personalmente, ma che facevo mia, una storia che ha fatto divenire Guardia parte di me sin da bambina. Mi piaceva immaginare mio padre alle prese con le sue scartoffie quotidiane, nelle sue lunghe mattinate con questo o quello, qualche amico o collega che, quando mi portava a lavoro con sé, mi faceva sempre qualche moina, accarezzando le mie treccine e diventando vittima della mia curiosità e delle mie domande a raffica. Quante domande al minuto riesce a fare una bambina curiosa? Mi sono talmente concentrata su questo borgo da piccola che ne ho fatto la mia principale curiosità, il bel paesello in cui rievocare ricordi d’infanzia, e che negli anni è cresciuto, si è illuminato di luce propria, diventando uno splendido gioiello nel panorama storico e artistico locale. Il borgo che ho scelto per sposarmi, in quelle sale comunali dove l’eco della voce di mio padre si sente ancora e dove i miei ricordi di bimba si affacciano. Ed è proprio da questa Casa comunale che voglio partire stamane. La mia visita guidata comincia qui, con un’amica d’eccezione che ha saputo rendere il mio giro ancora più eccitante e coinvolgente.
LE TESTIMONIANZE DI UN SECOLO D’ORO – Morena è un’amica, e stamane è lei il mio cicerone personale, che mi guida, mi porta in giro, nonostante il gran caldo di questa domenica mattina, con l’entusiasmo di chi ogni giorno, pur percorrendo la medesima strada, riesce a trovarvi sempre qualcosa di nuovo e diverso, che riesce a entusiasmarla. L’ho già detto, ma ormai lo avrete capito: le cose belle amo ripeterle finché ne ho la possibilità. E una di queste è la straordinaria accoglienza del popolo guardiese. E non è un caso che il mio giro turistico cominci proprio dalla Casa comunale: la casa dei cittadini, il vero benvenuto da dare a chi fa visita a una città. Un benvenuto a nome di tutta la comunità. Un edificio bello, elegante, recentemente ristrutturato, non solo luogo in cui svolgere commissioni burocratiche, non solo riunioni, consigli comunali o udienze sindacali. Al piano terra, le Sale Museali dedicano una straordinaria visione di artisti locali o che comunque hanno fatto bella Guardia: mostre semipermanenti di Ernesto Pengue, gli orologi di Alfonso Sellaroli e l’esposizione permanente del grande artista Paolo De Matteis ti costringono a fare i conti con la bellezza dell’arte che qui si respira. In particolare l’arte settecentesca che si è insediata a Guardia Sanframondi. Le tele di Paolo De Matteis non possono certamente passare inosservate. Un grande nome della prestigiosa arte napoletana, illustre allievo di Luca Giordano, che tanto prestigio diede anche agli interni della Reggia di Versailles. Quei dipinti che riescono a dare una profondità visiva e un inquadramento plastico che colpiscono l’occhio sopraffine dell’amante del bello. Grandi pale che inizialmente si trovavano nelle chiese di San Rocco e dell’Ave Gratia Plena, e che ora sono nelle Sale Museali comunali proprio per una maggiore sicurezza e perché il visitatore possa dar loro l’attenzione che meritano. La bellezza che ispira De Matteis è un buon modo per cominciare questo cammino tra arte e cultura che mi porta dritta nella chiesa di San Sebastiano, dopo una sosta di rito presso la Fontana del Popolo. Un’umile chiesetta a unica navata, che spesso passa inosservata, agli occhi di chi percorre quotidianamente quella via principale. Eppure, è uno scrigno prezioso, luminoso, che conserva grandi opere prestigiose, firme autorevoli, eleganza e maestosità, luce che si irradia da ogni angolazione, tanto da essere denominata La piccola Cappella Sistina del Sud. Una chiesetta che, dopo la distruzione causata dal terremoto del 5 giugno 1688, si è risollevata, grazie alla volontà e alla fiorente attività dei conciatori di pelli, fiore all’occhiello di Guardia Sanframondi che le conferì il titolo di Guardia delle sole. E furono proprio questi straordinari lavoratori delle pelli a voler fare le cose in grande, chiamando due immensi artisti per far rifiorire la chiesa di San Sebastiano e farla diventare una vera e propria eccellenza. Ed ecco dinanzi ai miei occhi meravigliati le scene affrescate da Paolo De Matteis e gli stucchi e le sculture di Domenico Antonio Vaccaro. La magnificenza degli interni di questa chiesa, che splende di luce propria, un altare possente, con marmi e pietre rari, e una volta affrescata che non lascia spazio a immaginazione alcuna. I punti salienti della storia e della tradizione, nonché della devozione di Guardia Sanframondi, in un affresco che lascia incantati. A bocca aperta e sguardo verso il cielo. Quel cielo affrescato che parla di Guardia, con quel putto che regge tra le mani le tre torri, e poi la rappresentazione della Gloria dell’Assunta in Cielo, quella Vergine che ho voglia di ammirare e contemplare. Ho desiderio di vederla, di sentirmi sua, ai suoi piedi, di conoscere quella eterea creatura che stringe in un unico credo la popolazione guardiese, un amore che non lascia spazio a dubbi e interpretazioni. Quella Madonna che ritroverò nel mio percorso di questa domenica mattina, ma prima di arrivare a lei ho tanto ancora da esplorare.
IL BORGO ANTICO A GUARDIA DELLA VALLE – La prima carta che documenta, con una citazione, l’abitato del borgo risale al 1268, con l’iscrizione di Guardia Sancti Fraimundy, toponimo che sembra alludere alla presenza di San Fremondo, monaco benedettino, da cui hanno poi tratto il nome sia il luogo che la famiglia dei Sanframondo. Eppure, già nell’856 il borgo è citato come Bicu de Fremundi da cui, secondo alcune ipotesi, sarebbe derivato il nome di Sanframondo al condottiero normanno Raone, primogenito della famiglia che, alla fine del secolo, divenne feudatario di Guardia. In ogni caso, la località assunse il nome di Warda, ossia luogo di guardia, di vedetta, sfruttando l’elevata e strategica posizione collinare. E, proprio da questa bella collina, si riesce a dominare con lo sguardo tutta la Valle del medio e basso corso del fiume Calore. I conti Sanframondo dotarono Guardia di un enorme castello che permetteva il controllo dell’intera vallata, dove in questo momento mi trovo, baluardo dell’intero sistema di difesa sannita. Il Castello è un po’ il simbolo storico e architettonico di Guardia, che nel tempo ha assunto una sagoma da palatium. Negli anni Ottanta dello scorso secolo, dopo anni di restauro e di ricostruzione, si sono recuperate le rovine di ambienti e del bellissimo giardino pensile allestito a teatro all’aperto destinato alle rappresentazioni teatrali, alle proiezioni cinematografiche, a eventi, incontri, presentazioni di libri, manifestazioni interculturali organizzate durante le numerose serate estive di cui Guardia Sanframondi si rende protagonista. Il castello è davvero la vedetta della Valle, da cui sto godendo di un singolare panorama. Quanti vorrebbero essere al posto mio in questo momento? Tanti, lo so. Poter ammirare, con un solo colpo d’occhio, Mont’Acero, Mont’Erbano, Monte Mutria, la vallata tutta, tra filari che si susseguono, imbionditi dalla luce del sole, quel sottile confine tra cielo e terra, dove il tempo diventa indefinito, e borghi che hanno tante storie da raccontare, uno sguardo che domina la vallata e si sente padrone assoluto di rara bellezza. Quella bellezza pura e genuina, quella bellezza di gran classe che la nostra bella Valle Telesina sa restituire a un occhio attento. E cosa si può fare, in questo momento, per magnificare l’attimo? Un brindisi, che Morena mi offre, un brindisi per omaggiare Guardia, il suo alto punto di riferimento, la natura che ci osserva tutt’intorno e che noi, assorte, contempliamo. Un brindisi come benvenuto da parte della comunità tutta, in questo borgo dalle mille sfaccettature, dai contorni storici, artistici, culturali, il borgo delle tradizioni e del folklore, di antichi Riti e di splendidi vigneti, grazie ai quali, ora, il mio palato si sta allietando. E attorno a questo castello si è costruita e ricostruita Guardia, dopo le varie distruzioni storiche, un borgo storico che si concentra ai piedi di questa grande fortezza e che ora ho tanta voglia di percorre e scoprire.
IL CENTRO STORICO, UN TEATRO A CIELO APERTO – Le frizzanti bollicine mi hanno ritemprata dal calore e dalla lunga camminata che stiamo facendo. Tra una chiacchiera e una risata, il tempo passa, e si sentono rumori antichi, echi delle voci delle nonne di tanti anni fa, quando impastavano il pane, quando accompagnavano i mariti nei campi, quando rimproveravano quei bimbi a volte un po’ troppo spericolati, tra gli stretti vicoli del borgo antico, in cui ora mi trovo, ma che prima viveva e pullulava di storie familiari, scene di vita quotidiana, vita vissuta, da vivere e da immaginare. E io cammino e immagino, ricordando le parole di mio marito, quando mi parla della sua infanzia tra quelle stradine che si susseguono, ricordando ciò che negli anni ho sentito, visto e di cui mi sono documentata; ricordando i tanti libri che ho a casa, che sfoglio sempre con grande interesse, e rievocando gli aneddoti che mi racconta ancora mio padre. Calpesto il selciato di via Pietralata che si illumina di variopinti colori, quelli delle farfalle che ne hanno fatto un simbolo vivente. Una stretta stradina che ha molto da raccontare, grazie proprio al Museo delle Farfalle, una grande rarità: più di mille esemplari provenienti da ogni dove, diversi continenti rappresentati da questi magnifici e affascinanti lepidotteri, oltre ad altri rari insetti. Queste grandiose e policrome creature qui conservate sono state collezionate dall’avvocato appassionato di entomologia, Pascasio Parente e, nel 1990, donate al Comune di Guardia Sanframondi dai suoi eredi. Straordinaria la sala superiore del Museo, con tre grandi schermi che ci proiettano in una realtà tridimensionale, in cui le ali delle farfalle, i loro bellissimi colori, il leggero fruscìo dei loro battiti d’ali ci fanno vivere un’esperienza naturale e leggera. Un edificio che a breve ospiterà anche il Museo della Falanghina, in cui godere di realtà aumentata, spazi sensoriali, esposizioni, degustazioni, e in cui entrare ancor di più nella tradizione della vinicoltura guardiese. Un esempio museale nel settore vitivinicolo a Guardia Sanframondi c’è già, il MuBac, Museo Casa di Bacco, nei pressi di piazza Castello, dedicato alla cultura del vino e alla tradizione contadina, in cui poter ammirare vecchi attrezzi agricoli, grande opportunità per chi vive in un contesto metropolitano e abbia voglia di affacciarsi nel percorso delle tradizioni antiche. Mostre itineranti, degustazioni, iniziative culturali, percorsi sensoriali, spettacoli musicali rendono caratteristica questa Casa del vino. Morena e io torniamo indietro, attraversiamo Porta Francesca, via Roma e, camminando, iniziamo a vedere la cupola della bella chiesa di San Rocco, a pianta ottagonale, ora in restauro, che ha degli interni ricchi di stucchi, ornamenti e opere d’arte, punto di riferimento del rione Croce. Un salto sui suoi gradini per incontrare Garrick, lo scozzese cittadino di Guardia che si unisce piacevolmente a noi, fotografandoci e intrattenendoci con aneddoti nel suo tipico accento macchiato, ormai, dalla lingua italiana. Arriviamo a piazza Fabio Golino, uno dei luoghi più caratteristici di Guardia, e da ora in poi il mio giro verterà su veri e propri contesti scenografici. Questa piazza rappresenta un teatro a cielo aperto che non ha alcun bisogno di essere abbellito o arricchito di alcunché. Mi guardo intorno e non smetto di pensare un istante che Guardia sia davvero la straordinaria Gemma del Sud così come fu appellata dallo studioso Raffaele Causa che ne notò lo splendore e l’eleganza racchiusa tra le sue quattro porte. Questa piazza è un vero e proprio teatro naturale, con le sue arcate e la scenografia che ci si para davanti agli occhi. Attraversando via Filippo Maria Guidi non si possono non notare le tante bandierine americane, stemmi statunitensi che abbelliscono i numeri civici e gli ingressi delle case acquistate dai tanti stranieri venuti prevalentemente dal Nuovo Continente, ma anche da Scozia, Irlanda, Inghilterra. Una strada così antica, con tanta storia da raccontare, ma che ora si sta impregnando di multietnicità, di nuovi racconti, nuove lingue che si incontrano, scontrano e raccontano. Il tempo di fare una foto sulla Salita Monte dei Pegni, la cui strettezza mi attrae sempre di più, e mi ritrovo in uno scenario mozzafiato, che apre cuori e animi al bello, il bello ideale che forse non esiste, ma che probabilmente io ho scelto di cercare qui. Quando penso a Guardia, al suo centro storico, inizialmente la mia mente va a via Dietro gli Orti, al Ponte Ratello, all’imbocco di via Costarella, il mio luogo del cuore, il punto di incontro tra bellezza, eleganza e sensualità, fra le meravigliose costruzioni antiche, l’acciottolato, il rumore dell’acqua del torrente Ratello che scorre tra le sue cascatelle e un panorama mozzafiato che davvero ti fa credere di essere il padrone della vallata. Un posto magico, lontano dal traffico delle grandi città, un luogo dai tratti dolci, semplice, tra i profili delle montagne e il contatto stretto con la natura, scenario fantastico per eventi contestualizzati in un ambiente naturale, festival medievali, affreschi recuperati, passeggiate nel romantico suono del fruscìo delle piante e nella strada dai confini senza tempo. Siamo nel vivo del borgo degli artisti, siamo tra edere arroccate sulle pareti delle case antiche, orti privati, piante spontanee che nascono qua e là e due eleganti e maestosi pini marittimi. Un salto nella galleria d’arte Pietre Vive, di Carmine Carlo Maffei, e riprendiamo via Filippo Maria Guidi per arrivare alla Chiesa Ave Gratia Plena, edificata nel XV secolo come piccola cappella, sede originaria dell’Annunciazione di Paolo De Matteis. Chiesa oggi interdetta al culto, ma importante polo culturale di Guardia Sanframondi, di proprietà comunale, luogo dedicato a eventi dei più svariati tipi, presentazioni di libri, concerti. Una sorpresa che mi ha fatto rabbrividire e che mi ha davvero emozionata: l’antico organo, perfettamente funzionante, ha atteso il mio arrivo per cominciare a suonare. Un’idea di Morena e di un gentilissimo musicante che mi hanno davvero regalato una meravigliosa accoglienza in questo splendido luogo.
IL SACRO CULTO DELLA MADONNA DELL’ASSUNTA – C’è un richiamo, un forte richiamo verso la Vergine che Guardia ama come una Madre, il cui culto unisce tutti in quella grande Fede, in quella immensa devozione di cui il popolo guardiese è rinomato. Una tradizione che rievoca Riti molto antichi e che, a scadenza settennale, fa issare i nobili sentimenti di ogni abitante del borgo del Sannio verso una devozione naturale nei confronti dell’unica figura materna che Guardia riesce a riconoscere. Morena me lo aveva già accennato nella chiesa di San Sebastiano, guardando la figura della Vergine sapientemente affrescata da Paolo De Matteis nella volta della cappella. E ora sto andando verso di Lei, sotto la preziosa nicchia che la custodisce. Arriviamo avanti al bel Santuario mariano dell’Assunta e di San Filippo Neri, Basilica Pontificia di Guardia Sanframondi. Ancora un’occasione per affacciarci sulla bellissima Valle Telesina, prima di poter immergerci in tanta sacralità. Ci accolgono Don Giustino, con la sua solita ilarità, e Padre Sebastiano, con tanta umiltà e simpatia. Ci fanno entrare in questa luminosissima struttura architettonica a croce latina, a tre navate, la cui centrale è, ovviamente, dedicata all’Assunta. Lei è lì, in fondo, in una nicchia ricavata sotto a un maestoso baldacchino settecentesco, sempre illuminata, per dare luce a Colei che di luce ne ha già tanta e la dirama ovunque, verso chiunque le volga lo sguardo. Maria, infatti, è in atto benedicente, assieme al Bambino che ha in braccio, guarda dritto negli occhi di chi si prostra ai suoi piedi, in una commovente scena di comunione verso il fedele. Da secoli, la Vergine è vestita da una veste di seta ricamata d’oro, che non fa altro che esaltarne la luce e la bellezza. Le stelle sul manto d’oro trapuntato ne esaltano purezza e lucentezza. Lei è la Madre di ogni guardiese, di ognuno che con la sua più grande e profonda devozione si rapporta a Lei in una dimensione difficile da spiegare. Padre Sebastiano mi racconta qualcosa che mai avrei immaginato: guardando l’altare, alla destra della Madonna, troviamo uno dei sette calchi di San Filippo Neri che sono al mondo. Sette calchi che furono fatti al volto del Santo, sul letto di morte: l’unico dei sette, dipinto, si trova a Guardia Sanframondi, ed è lì, proprio sotto ai miei occhi meravigliati. Siamo nell’unica Parrocchia di Guardia Sanframondi, affidata alla Congregazione dei Padri Filippini, fondata da Padre Marzio Piccirilli, un santo e illustre figlio della terra guardiese. I rintocchi delle campane ci fanno rendere conto che il tempo è volato, ma tanta sacralità, quella di un luogo di culto così importante, non riescono certamente a farmi dimenticare di essere in un ambiente dalla dimensione spirituale certamente superiore.
Il tempo è volato, direi, e la mia mattinata a Guardia si è conclusa, tra opere d’arte, i suoni campanari e i richiami a un passato che si vive in ogni angolo, ogni passo, ogni pietra che venga calpestata. Insieme ai miei amici stiamo decidendo di recarci presso qualche cantina, a degustare un buon vino, o a visitare un’antica bottaia, e magari ad assaggiare qualche delizioso piatto tipico. Ma proseguire e lasciarci alle spalle i beni artistici e culturali di questa terra risulta sempre un po’ difficile. Ogni volta che entro nel centro antico di Guardia ci lascio sempre un pezzetto di cuore, e non smetto mai di imparare cose nuove. Perché Guardia è “tanta” e non c’è mai la possibilità di conoscerne tutti gli aspetti. Guardia Sanframondi è proprio così: poliedrica, colorata, piena di risorse. Le sue rinomate viti ne hanno fatto la padrona della enocultura sannita, campana, nazionale, e i suoi beni culturali sono alla portata di chiunque voglia circondarsi di bellezza e storia allo stesso tempo. Americani, canadesi, scozzesi, tutti loro hanno scelto il borgo guardiese per vivere la propria vita nello splendore dell’arte territoriale, per vivere il loro Medioevo, per affacciarsi a una cultura molto lontana dalla propria forma mentis. Guardia è così, ti prende e non ti lascia più. Un borgo che cela segreti, tradizioni, antichi culti eppure non nasconde le meraviglie che contiene. Una vedetta sulla Valle Telesina, che sa di essere il punto di riferimento per chiunque guardi sopra alla collina gentile, imponente e generosa. Una terra che chi visita non può certamente dimenticare, e chi la vive non vuole assolutamente lasciare.
Hai visto quanta bellezza è raccolta nei vicoli e nelle storiche strade di Guardia Sanframondi? Sai che Guardia ha raggiunto elevati traguardi nello sviluppo ecosostenibile, è immersa in un ampio spazio naturalistico e tra borghi che hanno tanto da raccontare? Ti piacerebbe venire a Guardia e alloggiare per più giorni nel suo contesto rurale? Continua a seguirmi, perché nel prossimo appuntamento di “Una domenica a Guardia Sanframondi” del 5 luglio illustreremo tutti i piccoli grandi passi fatti da questo splendido paesello per arrivare a essere considerata una gemma del Sud. Tengo a ringraziare, con tutto il mio cuore, Morena Di Lonardo, Assessore al Turismo di Guardia Sanframondi, per aver avuto una straordinaria pazienza nei miei confronti, nel ricostruire tutte le informazioni storiche e artistiche che erano già in mio possesso, ma che, senza il suo prezioso aiuto, mai avrei potuto coordinare tra le righe che avete letto.
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Giornalista