Guardia Sanframondi, oltre che sul suo bellissimo borgo medievale, sulla sua storia e sui beni culturali di cui è ricca, punta sull’eccellente risorsa che la rende famosa nel mondo: il vino, i suoi candidi filari, la Falanghina, il lavoro di tanti contadini che hanno saputo crescere e creare aziende nel pieno rispetto dello sviluppo sostenibile, che nel borgo sannita si vive a pelle e si tocca con mano.
Si parla di Guardia e si parla di vino. Quando ho chiesto agli stranieri che hanno scelto il borgo del Sannio il motivo principale per cui siano stati richiamati proprio da Guardia, e non da un altro paese sannita, mi hanno risposto, in primis, il vino. Beh, in realtà, non proprio, se vogliamo dirla tutta. Parimenti al vino mi è stato più volte risposto che la loro scelta è stata frutto di voglia di immersione nella natura, nel bello, nella storia e nella vita medievale. Quel Medioevo che hanno studiato sui libri di scuola, lontano dall’immaginario storico di un abitante del Nuovo Continente. Eppure, anche il fattore vino non ha lasciato indifferenti i turisti che hanno scelto la bella Guardia, che poi, oggi come oggi, turisti non sono. Circa 300 stranieri che hanno deciso di acquistare casa nella Città del Vino, come punto d’appoggio nel nostro Bel Paese, ma anche come fissa dimora. Il vino e la gastronomia, eccellenze di Guardia, e più in generale della Valle del Vino, non lasciano indifferenti i tanti stranieri, ma anche forestieri italiani, che scelgono il borgo dei Sanframondo per poter vivere a contatto con la natura, degustare prodotti a Km zero e immergersi nella compostezza e nel gusto clemente e benevolo dello slow food. Guardia Sanframondi è un paese che ha saputo inventarsi e reinventarsi, non una volta: ha puntato sulle sue risorse, ha saputo aggrapparsi alla passione, al lavoro, al sogno di crescere e di contare sulle proprie forze ed eccellenze. Guardia ha sempre camminato sulle proprie gambe, e da sola si è alimentata ed è cresciuta. Ha saputo riconoscere i suoi punti di forza e non si è lasciata scappare le occasioni che le si sono presentate. Una realtà contadina che di strada ne ha fatta eccome, ed è arrivata in alto. Ha saputo far parlare di sé, ha creato il suo piccolo grande impero, puntando sull’economia del vino, varcando i confini territoriali, ma che dico, nazionali. Guardia Sanframondi, oggi come oggi, non è un nome come un altro, nel settore dell’enoturismo.
Si suol dire che i dispiaceri si lascino affogare nell’alcool. Io direi che soprattutto i piaceri trovino largo spazio in un buon bicchiere di vino. Molière diceva che “Grande è la fortuna di colui che possiede una buona bottiglia, un buon libro, un buon amico”. Torto non aveva, e io aggiungerei che se si ha la possibilità di possedere queste ricchezze contemporaneamente, ricchi si diventa sul serio, e i dispiaceri possono certamente essere accantonati. Almeno per un po’, in un angolo remoto della testa, dei pensieri, perché ora è tempo di brindare, di gioire, di godere della vita. E la domenica mattina è tempo di fare festa. E di sorridere. Prosit!, mi dirsi tu, e io ti faccio eco. Fisso e degusto il buon cocktail che mi fa compagnia, un buon calice dai colori giallognoli, quei colori simbolo della vita enologica del Sannio. Il calice che hai visto nella foto in alto allieta la mia mattinata, il delizioso aperitivo che mi sono concessa da Alchimie: è la Falanghina stregata che ha stregato anche me. E, credimi, ti strega davvero. Un sapiente connubio di sapori guardiesi, sanniti, e internazionali, un cocktail vivace, co giallo paglierino della Falanghina e quello più intenso, il color vivo dello zafferano, dello Strega, liquore simbolo per eccellenza del nostro Sannio. Un cocktail dai sapori freschi e multietnici che gira intorno al numero perfetto per i guardiesi: il sette. Sette cubetti di ghiaccio e sette gocce di Strega a richiamare quel numero che scandisce il tempo di ogni abitante di Guardia Sanframondi: i sette anni, sette lunghi rintocchi, sette intensi battiti, quelli che legano Guardia a una devozione unica, antica, che accomuna i cuori dei suoi devoti abitanti in un’unica fede: i Riti Settennali in onore dell’Assunta. Stamane da Alchimie c’è un bel via vai: bambini chiassosi che giocano a rincorrersi nell’attesa di un buon caffè bevuto dai loro genitori, tra una chiacchiera e un sorriso, lavoratori che approfittano del clima gioioso della domenica mattina per mangiare qualcosa mentre battono sulla tastiera del loro computer portatile appunti che hanno tutta l’aria di essere davvero importanti, e i tanti stranieri che ora popolano Guardia: sarà l’ambiente rilassante e allo stesso tempo vivace, affabile, sarà la multiculturalità che si respira, la possibilità di leggere un buon libro, nel piccolo angolo letterario del locale, di immergersi in una poesia di Shakespeare, in un proverbio guardiese o in un saggio storico, ma questo luogo eleva lo spirito alla cordialità. Leggere innalza gli animi nobili, e certamente leggere bevendo un buon bicchiere di vino amplifica quella sensazione di inebriante stato catartico di chi ha deciso di rilassarsi e di mettere da parte ogni piccolo o grande problema. Ora è il tempo di rilassarsi, è il tempo di brindare e di guardare lontano, fra i colori dorati del mio calice e gli acri profumi della nuda terra che circonda questo borgo. È il tempo di far riposare i miei pensieri, di accompagnarmi a frivole e sofisticate bollicine, all’odore del mosto, di calpestare la nuda terra che sempre generosamente ci accoglie. Ho voglia di passeggiare tra filari e visitare antiche bottaie, ho voglia di degustare e percorrere a rilento le tappe che fanno di ogni guardiese la propria forza, il proprio lento ritmo quotidiano, una vera e propria identità agli occhi del Sannio, dell’Italia e del mondo. Ho voglia di perdermi nel bene più prezioso di Guardia, terra di vini, e di quella rinomata eccellenza che è la Falanghina.
LA FALANGHINA, UNA STORIA DI SUCCESSO – Il falanghina è il vitigno campano cardine della nostra enologia, a bacca bianca, una prima risposta positiva alla crisi del settore enologico negli anni Novanta, la cui coltivazione si estende su un’area pari al 5% dell’intera superficie vitata della regione. La zona a maggiore vocazione, oltre ai Campi Flegrei e all’area casertana, è proprio il Sannio beneventano. Il vitigno falanghina, derivante molto probabilmente da antichi ceppi greco-balcanici, sembra prenda il suo nome dal suo portamento espanso per cui, tradizionalmente, la vite veniva legata a pali di sostegno detti falange, da cui falanghina, vite sorretta da pali. Un vitigno per secoli quasi abbandonato e dimenticato, ma poi fortunatamente rivalutato. Anche grazie alla Falanghina, il Sannio si è fatto conoscere nel mondo, ha parlato di sé, ha fatto brindare personaggi diversi, a volte dai nomi altisonanti, in differenti angoli del mondo. La Falanghina del Sannio rappresenta il vitigno base di molti vini di pregio della Campania, come i vini DOC Guardiolo, Solopaca, Taburno ed è utilizzato anche per la produzione di vini spumanti nelle stesse denominazioni di origine. Il suo vino ha un caratteristico colore paglierino intenso, a tratti dai riflessi verdognoli, è coltivata soprattutto in zone collinari dal clima caldo e molto secco e si caratterizza per la grandezza dei suoi grappoli, oblunghi oppure tondeggianti. Un vino che al naso risulta moderatamente fruttato, e in bocca secco e fresco. Un vino apprezzato ed esaltato da vecchie glorie e imperatori romani, che ritroviamo nella Carta dei Vini dei papi. Il 10 ottobre 2018, nella sede del Parlamento Europeo, per la terza volta è stato riconosciuto un prestigioso riconoscimento a un’area italiana, dopo Marsala e Conegliano Valdobbiadene. L’Associazione delle 800 Città del Vino “European Recevin”, infatti, ha conferito a Sannio Falanghina il riconoscimento di Città Europea del Vino 2019, accogliendo il dossier di candidatura presentato dai Comuni di Guardia Sanframondi, Ente capofila, Castelvenere, Sant’Agata de’ Goti, Solopaca e Torrecuso, principali produttori mondiali dell’ottimo nettare bianco. Un avvenimento che ha da subito suscitato un vivo interesse da parte di istituzioni e cittadini, coscienti del grande impatto che tale evento potesse avere sulla provincia, di come il nome del Sannio avesse la possibilità di decollare a livello internazionale. Quell’evento che ha puntato sul potenziale del territorio sannita e dei suoi 10 mila ettari di vigneto, delle oltre 150 cantine imbottigliatrici che si estendono tra il Matese, il Taburno e le pendici del Calore, tra lunghe distese di filari, intervallati qua e là da abitazioni e storie di antichi borghi da raccontare. Un riconoscimento che ha tenuto alto il senso di appartenenza dei sanniti, quello dei cinque Comuni proponenti la candidatura a Città del Vino, ma anche degli altri diciotto Comuni che hanno deciso di aderire all’Associazione Città del Vino 2019, Benevento, Telese, Montesarchio, Dugenta, Amorosi, Bonea, Campoli del Monte Taburno, San Lorenzo Maggiore, Melizzano, San Lorenzello, Faicchio, San Lupo, Cerreto Sannita, Vitulano, Frasso Telesino, Paupisi, Foglianise, Ponte. Un evento che ha portato grande visibilità e che ha visto Guardia Sanframondi salire di gradino in gradino in cima alla scala. Una Guardia che ha saputo muoversi, ha incontrato grandi nomi, ha conosciuto consoli e si è gemellata con altre importanti città del vino, ha viaggiato e ha dato lustro a manifestazioni importanti, nazionali e internazionali, nel settore enologico. Una Guardia Sanframondi che si è vista protagonista nelle manifestazioni di prestigio più vicine al suo territorio, come Vinitaly, che l’ha omaggiata affrescando il padiglione di Sannio Falanghina con tutte le immagini del pittore, scultore e incisore Mimmo Paladino, il cui logo ha fatto il giro del mondo, e che si è visto dedicare, nel settembre 2019, un francobollo da Poste Italiane. Ma il nome di Guardia Sanframondi ha varcato anche i confini nazionali, partecipando, tra l’altro, alla caratteristica vendemmia di Montmartre, alle spalle della cattedrale del Sacre Coeur. Un evento di lusso, di prestigio che ha reso protagonista Guardia di un sogno da raccontare, quel sogno dai sapori d’oltralpe che affascinano chiunque se ne imbatta, un battement de coeur. Il Sindaco Floriano Panza, nel 2019, è stato insignito del Premio VitignoItalia 2019 “per aver trasformato la vocazione vinicola di un’area in un progetto di cooperazione territoriale capace di contaminare e coinvolgere imprese e operatori, istituzioni e cittadini, dando vita in Campania ad un vero e proprio distretto del vino, sostenibile e responsabile“. Se si lavora sodo si raggiungono i risultati, e questa è la storia di tanti contadini di Guardia che hanno, pian piano, saputo veder riconosciuto il frutto dei loro sacrifici.
LA CITTÀ DEL VINO – Si dice che Benevento sia “la dispensa del vino campano”: infatti, su due milioni di ettolitri di vino prodotti in Campania, un milione viene prodotto solo nella provincia di Benevento, ricca di chilometri e chilometri di vigneti, nella Valle Telesina e nell’area del Taburno. Più di diecimila ettari, con innumerevoli aziende impegnate nella produzione di uva e oltre cento che vinificano, imbottigliano ed etichettano. Un territorio che non è solo Falanghina, ma che ha ben saputo utilizzare le proprie uve, quelle autoctone, producendo ottimi vini, dal sapore genuino e autentico: Aglianico, Piedirosso, Barbera del Sannio, Greco, Fiano, Coda di Volpe. Del milione di ettolitri prodotti dalla provincia di Benevento, ben 300 mila vengono prodotti a Guardia Sanframondi e dai guardiesi che vivono in loco o nei territori limitrofi. Siamo in piena Valle del Vino, nel bel mezzo dell’area agricola più importante dell’entroterra campano, dove la storia dei tanti contadini guardiesi ha fatto la storia stessa del bel borgo sannita. Contadini che producevano uva per se stessi, per utilizzo personale, o per poterla vendere ai grandi grossisti, alle più grandi aziende. Contadini che si svegliavano all’alba, che si facevano aiutare da grandi e piccoli componenti della famiglia e che, dopo lunghissime e intense giornate di lavoro sotto al sole, si recavano alla Pesa Pubblica di Solopaca o di Castelvenere per poter vendere, a quegli imprenditori che venivano nelle nostre zone a cercare uva buona, al prezzo migliore. E, se vogliamo dirla tutta, spesso vi era vera e propria speculazione verso di loro: si cercava di ottenere il prezzo migliore, e il contadino, non di rado, cedeva proprio per necessità. Un vero e proprio sfruttamento della situazione e della necessità personale fino a che, nel 1960, 33 soci lungimiranti e coraggiosi diedero vita a quella che oggi è la più grande cooperativa agricola della Campania, una delle più grandi d’Italia, La Guardiense, nata con la funzione di fermare la speculazione ai danni di migliaia di agricoltori fungendo da calmieratrice, impedendo che tale sfruttamento continuasse. Una cooperativa che ha poi assicurato un buon tenore di vita ai produttori e a tutto l’indotto, creando nuovi posti di lavoro e portando benessere a molte famiglie, prevalentemente guardiesi. Dall’esperienza della Guardiense, mano mano sono nate tante piccole aziende. Specialmente negli ultimi dieci anni, il settore dell’enoturismo guardiese ha fatto passi da gigante, assumendo dimensioni spesso mai immaginate. Tanti produttori in proprio hanno cominciato ad acquistare terreni e vigneti, fino a creare delle vere e proprie aziende enoturistiche, più o meno grandi. Se anni fa c’erano tanti contadini che producevano soltanto uva, piano piano, circa venti di loro hanno saputo allargare i propri orizzonti, creando imprese a conduzione familiare che hanno saputo farsi strada nel settore enologico e molte anche in quello enoturistico. Da agricoltori a produttori, da imbottigliatori a etichettatori, fino ad attività che si sono allargate alla ristorazione e persino all’alloggio. Guardia non punta a essere un centro industriale, bensì a salvaguardare l’imprenditore che vuole creare una filiera di produzione, per restare nell’ambito dell’imprenditoria agricola, e far sorgere sempre nuove aziende vinicole, nel rispetto delle tradizioni e della meravigliosa natura che la circonda.
IN GIRO, IN UN CARATTERISTICO PERCORSO ENOGASTRONOMICO – Anni fa, quando ho avuto modo di conoscere più approfonditamente Guardia Sanframondi, mi sono innamorata della sua meravigliosa vista sul Monte Taburno, quella che si gode dal terrazzo della mia famiglia guardiese: quell’affaccio che proietta in una prospettiva naturalistica, il quadro perfetto che ogni pittore e artista conclama. Tanti gli stranieri a Guardia Sanframondi che si proiettano in questo meraviglioso panorama sulla Bella dormiente o sulla Valle Telesina: la cosa che più desiderano è poter ammirare e respirare la natura, gli affreschi dei filari di viti, pecore in pascolo in lontananza, per proiettarsi nella vita rurale che hanno sempre desiderato e immaginato. Una vita immersa nel lussureggiante verde, nel silenzio del borgo che si affaccia sulla meraviglia vegetale, un vita tra sapori contadini e genuini. Guardia Sanframondi ha delle tradizioni contadine che ancora oggi vivono nelle cucine delle famiglie che non hanno dimenticato le loro origini: il pranzo domenicale a base di ragù, che sobbolle delicatamente e lentamente, per ore. Guardia è il paese della polenta e delle pizzette fritte con i fiori di zucca, dei peperoni imbottiti e del pane cotto sotto i fagioli, che un tempo si mettevano a bollire sulle fornaci, o nel camino. Ore e ore per preparare quei legumi che erano considerati la ricchezza di tutte le famiglie, la carne dei poveri e dei ricchi. Guardia è il borgo del baccalà con fagioli e patate, della ‘mbanata con verdure e pane di granturco, è il borgo delle lagane con i ceci o i fagioli e della carne di maiale con i peperoni e le patate. Guardia è il borgo della pasta fatta in casa, della borragine e delle zuppe contadine, ma anche il borgo dei sapori nuovi, inventati nel contesto del suo alto protagonismo nel periodo di Sannio Falanghina. Un periodo che ha regalato clamore e grande visibilità ai vecchi e nuovi ristoranti e alle piccole cantine che tanto sono cresciute grazie a questa grande eco che la cittadina sannita ha avuto nel settore enoturistico. L’Amministrazione Comunale di Guardia Sanframondi, negli ultimi anni, ha dato la possibilità a nuovi, giovani imprenditori, che avevano già esperienza nel settore gastronomico, di aprire nuovi esercizi di ristorazione, veri e propri spin off dell’attività amministrativa. Giovani che hanno partecipato al bando pubblico per l’apertura di nuove attività commerciali in locali pubblici comunali, ristrutturati, creando punti fermi della gastronomia guardiese e del turismo del Sannio, dando la possibilità di nuove attrattive turistiche e di veder risplendere antiche sale storiche del paese. I due ristoranti considerati spin off dell’attività amministrativa sono Casa Palladino – Enosteria Contemporanea, ove degustare piatti tipici e contadini rivisitati in chiave moderna e Il Platano, ov’è possibile degustare un caratteristico piatto che è diventato bandiera di Guardia Sanframondi, inventato in occasione di Sannio Falanghina – Città europea del Vino 2019, dall’intraprendente Gianluca: il Falangotto, un primo piatto originale e creativo, una sorta di gnocco di semola, che nell’impasto ha il sapore sopraffino della Falanghina, servito in ragù d’agnello, anch’esso saltato nel pregiato vinello sannita. Non da meno i tradizionali ristoranti guardiesi, come La Meridiana e La Vittoria, che servono deliziosi piatti tipici, rivisitati o mantenuti nelle loro caratteristiche vesti, e ottime pizze. Una ristorazione più moderna e dinamica la possiamo trovare nei due locali più giovanili e di tendenza di Guardia: Sannio Factory, una “fabbrica” del gusto e della convivialità sannita, un locale informale in cui il piacere di stare insieme si affianca alla genuinità delle materie prime, tipiche del Sannio. Un’hamburgeria con prodotti di zona, dalla carne al pane, fino agli ortaggi e alle verdure a km zero. Un locale che sa abbinare il gusto tipico della cucina sannita alle vesti più allargate del cibo internazionale, un connubio perfetto tra antico e moderno. Stesso discorso per il locale che mi sta ospitando in questo momento, Alchimie, a dimensione di uomo, semplice e caratteristico con i suoi punti culturali, come la mostra di arte permanente di Silvano D’Orsi, un locale che punta sull’internazionalizzazione e la multiculturalità dei suoi prodotti. Una cucina tradizionale e italianissima, in realtà, con prodotti stagionali e a km zero, marchigiana e maialino nero casertano, ma che guardano oltre i propri confini territoriali: ecco allora il sushi aperitivo, il cuoppo di pesce fritto e altre rivisitazioni culinarie a base di pesce e carne.
LE AZIENDE VITIVINICOLE – Buona cucina tradizionale e genuina è possibile anche presso La Guardiense, in cui, oltre alle degustazioni, vengono organizzati pranzi o cene, preparati dalle sapienti mani delle socie viticoltrici e che, su richiesta, organizza visite guidate per i turisti, oltre alla visita interna dell’azienda, con la possibilità di assistere alle varie fasi produttrici della lavorazione del vino, della bottaia e dei vigneti. Una visita enoturistica e anche culturale la si può fare presso la Cantine Foschini, ubicata in un locale risalente al Settecento, al tempo di Guardia delle sòle, la fiorente attività guardiese dei conciatori di pelle. La cantina organizza sovente, e su richiesta, degustazioni di vini abbinate ai piatti tipici guardiesi, con un’eccellente iniziativa: corsi di cucina, dalla preparazione della pasta fresca a quella del formaggio in modalità cotto e mangiato, ossia ciò che viene preparato viene anche consumato all’interno dell’azienda stessa, abbinata a ottimi vinelli. Anche qui è possibile assistere, su richiesta e prenotazione, alle varie fasi di lavorazione e visitare i vigneti. Lezioni di cucina, pranzi e possibilità di alloggio anche presso la Cantina Morone, nella quale è possibile vivere il piacere della vita rurale con un assaggio di piccoli agi da potersi concedere ogni tanto, quei piccoli e dolci lussi a cui nessuno sembra poter dire di no: una stanza, infatti, è adibita a sala idromassaggio e cromoterapia, nella quale è possibile essere allietati da piccole degustazioni durante la propria piacevole pausa relax. Una cantina moderna e una più antica possono essere visitate, così come anche è possibile organizzare una passeggiata fra i vigneti. Anche Il Sabba, dal nome che rievoca l’antica danza delle streghe, con la sua produzione di Falanghina, Barbera e Greco, offre la possibilità di pernottamento e di ristorazione nella sua azienda agrituristica, e permette di organizzare una visita guidata ai vigneti. Lo stesso vale per la cantina Vigne Storte che punta sulla ristorazione e su un’area attrezzata per i bambini e sulla sua novità, lanciata a febbraio e frutto di un vitigno autoctono, la Coda di Volpe, con i suoi sapori autentici e diversi. Produttrice, tra l’altro, di olio extravergine di oliva, di ortice e classico. Sulla ristorazione punta anche Corte Normanna, su richiesta e su prenotazione, oltre che su vari percorsi di degustazione e decantazione dei vini, azienda di autentici vignaioli che offrono anche la possibilità di visita della cantina e dei processi di lavorazione. All’interno del suo showroom, non di rado, vi è la possibilità di assistere a eventi culturali, come presentazione di libri. Abbina la cultura del vino a quella del teatro anche Vigne Di Malies, che mette in primo piano la cultura del nostro territorio con le sue tradizioni. Anche qui c’è la possibilità di organizzare visite guidate alle vigne e degustazioni. Colle di Siduri ha vinto il Premio VitignoItalia 2019 per la migliore Falanghina del Sannio. Anche qui vengono organizzate visite guidate all’interno dei vigneti, persino durante la vendemmia, oltre alle degustazioni di vini abbinati a prodotti tipici locali. Bicu de Fremundi, nome che richiama le origini del borgo guardiese, organizza degustazioni con salumi e taralli prodotti unicamente a Guardia. Un vino particolare da loro prodotto è il Cabernet Sauvignon i.g.p., con il quale è stato reso omaggio alla grande Famiglia Selleroli che ha dato lustro al borgo sannita, di cui resta il meraviglioso palazzo in via Campopiano. Anche Wartalia ha un nome altisonante che richiama le origini di Guardia: un’azienda che è diventata una grande e importante realtà nel territorio guardiese, che organizza percorsi in cantina, visite guidate anche con le scolaresche, degustazioni, visite in vigna. Anche questa azienda produce ottimo olio extravergine d’oliva, certificato e biologico, nelle varietà racioppella e ortice. Terre Stregate nacque come frantoio e, oltre che produttore dell’ottimo olio d’oliva extravergine, tipico della zona titernina, nella varietà ortice, ortolana e racioppella, in ambito enologico organizza degustazioni, in cui è possibile assaporare gli ottimi vini quali Falanghina, Aglianico, Greco e Fiano, e visite all’interno dei vigneti. L’azienda agricola Denica è un’antica azienda di famiglia, rimodernizzata, il cui punto vendita è in fase di apertura da parte dei due intraprendenti fratelli che hanno sapientemente accolto l’eredità familiare. Produce ottima Falanghina e Barbera e punta molto sul settore del sapore biologico. Uno showroom in cui è possibile acquistare Aglianico, Falanghina, Piedirosso, Fiano è quello dei Pentri, che organizza anche visite guidate, mentre Aia dei Colombi è un’azienda produttrice di Falanghina, Fiano, Aglianico e un passito di Falanghina, nel cui showroom, su richiesta, si organizzano degustazioni e visite guidate. Cantine Sebastianelli è produttrice di Aglianico, Falanghina, Greco e Fiano, mentre l’Azienda Agricola Giovanni Iannucci produce Trebbiano, Falanghina e Barbera. Il Calvese è un’azienda a conduzione familiare che produce vino sfuso, in particolare Trebbiano, Malvasia, Rosso Sangiovese e Lambrusco. Nel discorso dei prodotti genuini e del circuito del biologico e del km zero si inserisce perfettamente l’Azienda agricola Cantinaro, in primis produttrice di olio extravergine d’oliva, nella varietà racioppella, ortice e ortolana, che partecipa ai mercatini del circuito di Campagna Amica, nelle zone del napoletano, facendo conoscere i sapori genuini di una terra dalle sane tradizioni enogastronomiche a grandi realtà urbane.
Spero di non avervi annoiato, io nel raccontarvi l’eccellenza primaria di Guardia, la sua cultura enogastronomica, non mi sono annoiata affatto. Decantare vini, annusarli e chiacchierare con i produttori, guardare il sole imbiondire vigneti e filari, accarezzare grappoli d’uva e sodi acini mi allieta e giova nello spirito. Guardia Sanframondi si sta rialzando dopo un periodo che ha duramente colpito l’economia, un periodo di emergenza sanitaria che ha fatto fermare tante attività, ma certamente non quella della lavorazioni delle terre, dei vigneti e della produzione. I guardiesi, del resto, con la loro storia rurale, non sono persone che si arrendono facilmente. Sanno rimettersi in piedi, sulle loro gambe, sanno guardare in faccia la difficoltà e sanno anche come affrontarla, senza il bisogno di girarci intorno. Un territorio come questo, nel periodo della ripartenza, della necessità di mantenere distanze interpersonali, di evitare grandi affollamenti, è perfetto perché si trova nel contesto salubre dell’entroterra campano, un luogo adatto a vivere la natura, ammirarla, degustarla, annusarla e omaggiarla delle attenzioni che essa stessa ci dona. Un luogo in cui, non mi stanco di dirlo, chi ha scelto di allontanarsi dal caos cittadino per vivere l’aria del salutare borgo e per dar vita a nuove risorse, può farlo tranquillamente, sapendo di trovarsi in una realtà che coccola il suo visitatore e chi decide di viverla stabilmente. Chi viene a Guardia, ci ritorna e spesso ci si ferma più a lungo. Perché, Guardia Sanframondi è così: una madre che sa allungare le braccia verso chi ha voglia di lasciarsi coccolare da lei.
Ti ho fatto conoscere le tradizioni gastronomiche della bella Guardia e abbiamo bevuto un buon bicchiere di Falanghina e dei tanti vini prodotti in questa ricca terra d’uva e di giovialità. Ma Guardia è caratteristica anche, e soprattutto, per la bellezza del suo borgo medievale, per la sua storia, terra di normanni, il suo castello a guardia della valle, per i suoi beni culturali. Un centro storico rivalorizzato e apprezzato dai tanti stranieri che hanno scelto di vivere questo borgo quotidianamente, di immergersi nella storia e nel Medioevo, un borgo che è orgoglio di tutti i guardiesi che vi sono nati e che la vivono quotidianamente. Sei pronto a fare un giro virtuale delle bellezze guardiesi con me e con una guida d’eccezione? Ti aspetto al terzo appuntamento di “Una domenica a Guardia Sanframondi” del 28 giugno. Per la stesura di questo numero, ringrazio il Sindaco Floriano Panza, paziente e premuroso nei miei confronti, che mi ha dato tante utili informazioni senza le quali, certamente, sarebbe stato difficile coordinare il mio lavoro, al quale do una sincera stretta di mano, quella virtuale che il distanziamento interpersonale, ora, non mi permette di dargli di persona. Grazie al prof. Silvio Falato per la piacevole chiacchierata telefonica e per le notizie storiche sui tradizionali piatti tipici guardiesi e grazie alla disponibilità di tutti i ristoratori e imprenditori vitivinicoli che mi hanno aiutata a gestire al meglio le informazioni che già erano in mio possesso.
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Giornalista